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Solopensando. Il recinto moderno.
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SOLO PENSANDO. IL RECINTO MODERNO.
Solo pensando,
inizia la ricerca di una lettura antropologica contemporanea.
Solo pensando, in senso etico: la ricerca di esperienza e conoscenza unita allo scavo della propria persona – unico vero motore per un cammino personale significante - conducono naturalmente a percepire la solitudine, intesa non negativamente come specchio della condizione esistenziale di ogni singolarità personale. Tale ricerca nasce rivolgendosi interiormente[1] per poi, in relazione con gli altri e con il mondo, estroflettersi dialetticamente in un perenne mutuo scambio. Siamo sistemi aperti in divenire, nel bagno osmotico enti/ambi-enti. Principio di identità e di non contraddizione, in questo lavoro di azione e reazione col mondo, mostrano di essere facce della stessa medaglia.
Solo pensando, in senso ontologico: l’umana esistenza è esperienza identitaria dinamica, in relazione fra centri personali. Pensando così l’essere umano appare nella sua accezione più complessiva ed insieme più specifica: zoon logikon (animale razionale), dunque politikon (animale sociale)[2]. Il logikon include, come per gli ancestrali forgiatori del suo significato, l’intera intelligenza della persona, che ci distingue da ogni altro essere vivente: la razionalità, l’intuizione, le emozioni, la memoria… facoltà attive nell’autocosciente individuo.
Oggi queste dimensioni fondamentali soffrono.
Ontologicamente, si trascorre più tempo ad interagire con contesti e strumenti artificiali, ed anche una parte del rapporto fra umani è spesso mediata da veicoli tecnologici, sì che la socialità, espressione primaria della nostra natura, viene esplicata in modi nuovi al punto che, se per solitudine si intende l’assenza fisica di propri simili, ci si relaziona stando più soli. Vero, la tecnologia permette contatti una volta impossibili per distanza e tempi, ma - come per ogni strumento - anche qui vale la regola d’oro secondo cui il valore di un mezzo viene determinato dello scopo per cui viene utilizzato.
Eticamente, il recinto moderno opprime la radice profonda della nostra sfera etica, ovvero lo spazio di determinazione libera delle proprie scelte: ulteriore fattore di solitudine è il flusso immane di stimoli e input, effluvio della società dell’informazione sospinto da ausili tecnici in straordinaria evoluzione. All’aumento dei contenuti si somma la velocizzazione delle interazioni, con conseguente affollamento della mente, bersaglio di accurati processi di profilazione e di potenti algoritmi.
Ciò contribuisce a diminuire il nostro potere naturale, ostacolando la consapevolezza del pensiero assediato dal tracotante presente – si può parlare di presentismo: ogni ricco è tentato dalla propria celebrazione - così prodigo di segnali da affaticare, disturbare le funzioni di memoria e valutazione della nostra Intelligenza Animale (l’originale IA), serbatoio e motore del riflettere e dello scegliere.
Ci offre uno spunto il verbo “riflettere”: oltre a descrivere l’atto di ritrarre in sé la realtà, ad una indagine più profonda esso ci restituisce, con la sua radice “ri-“ una sorta di secondo tempo di battuta del pensiero, un momento ben definito in cui la mente, prendendo coscienza della realtà che coglie, la ri-porta dentro di sé. Appare così il naturale valore del fattore tempo nei nostri processi interiori, oggi sacrificato al presentismo come espressione di una moderna pedagogia involontaria (forse voluta da nessuno, ma seguita da tutti), che possiamo immaginare come le pecore nel recinto.
Interessante sarebbe valutare l’impatto che tutta questa velocità ha sul libero arbitrio. Così, con questo formidabile sorpasso del presentismo sul futurismo[3], in un tempo così veloce da non distinguere più un prima ed un poi distinti, torniamo dove abbiamo iniziato: l’etica.
Nel solco di una veneranda distinzione[4], non ogni atto dell’uomo (in quanto connesso alla condizione di bisogno biologico) ma ogni atto umano, che è liberamente posto e coinvolgente le facoltà specificamente umane, è un atto etico. Semplicemente perché si dà etica laddove ci sono azioni consapevoli e libere, ogni volta in cui un pensante si determina senza necessitazioni totalizzanti.
Ecco allora che solo pensando si restaura la propria libertà, e solo pensando insieme si supera la solitudine delle pecore che abbandonano il recinto.
[1] Agostino di Ippona, …
[2] Aristotele, …
[3] Il futurismo predicava la velocità come virtù dell’uomo nuovo, l’uomo tecnico.
[4] Tommaso d’Aquino, …